“Bilbo Baggins è un Hobbit che vive nella sua caverna e non ama le avventure. Il mago Gandalf e i suoi nani lo convincono a intraprenderne una. Così vive emozionanti battaglie contro orchi e lupi. Alla fine raggiunge una montagna solitaria; il drago Smog che fa da guardia è ucciso e dopo un formidabile combattimento contro gli orchi torna a casa, ricco! Questo libro con l’aiuto di mappe, senza bisogno d’illustrazioni è buono e dovrebbe attrarre ogni bambino in età dai 5 ai 9 anni.”
Nel 1936 Rayner Unwin, figlio decenne dell’editore Sir Stanley Unwin scrive questa recensione de Lo Hobbit convincendo il padre a pubblicarlo. Inizialmente il libro è pensato in fatti da J.R.R. Tolkien come favola per bambini e Sir Unwin della casa editrice al tempo inglese, oggi australiana, Allen & Unwin pensa bene che non ci sia critico migliore di un bambino per sondare il potenziale livello di gradimento dell’opera. Cosi il libro è pubblicato e ha un successo che trascende ogni attesa.
Il genio narrativo di J.R.R. Tolkien si scopre immediatamente capace di coinvolgere non solo ogni bambino in età dai 5 ai 9 anni come previsto dal giovane Rayner, ma anche adulti di ogni generazione. Il segreto di quest’accoglienza positiva e appassionata sta nello stile magico dello scrittore filologo che riflette la sua competenza e passione per la storia, le lingue e la letteratura, messe completamente al servizio di uno scopo molto ambizioso: la costruzione credibile di un intero nuovo fantastico mondo, la Terra di Mezzo.
Un mondo dove uomini, maghi, nani, elfi, hobbit e creature fantastiche diano risalto alle diverse sfaccettature e pulsioni caratteriali: gli uomini valorosi e corruttibili, i maghi saggi e curiosi, i nani coraggiosi e facili all’ira, gli elfi saggi ed eterei, gli hobbit grandi lavoratori dall’indole semplice. Un mondo dove ognuno ha il suo posto e vive la sua vita seguendo il sentiero che si trova davanti. Questo mondo rivelerà la sua grandezza nelle storie che ne delineeranno in seguito il futuro e il passato – nella trilogia del Signore degli Anelli e nel Silmarilion – ma è proprio qui che ha inizio, quando il mago Gandalf convince lo hobbit Bilbo Baggings a intraprendere un grande viaggio.
“cerco qualcuno con cui condividere un’avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo“ “Lo credo bene, da queste parti! Siamo gente tranquilla e alla buona e non sappiamo che farcene delle avventure. Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena!”
Quel che coinvolge subito nella storia è vedere come la semplicità dell’hobbit Bilbo Bagging sia trasformata dalla curiosità del mago Gandalf in spirito d’avventura. L’amicizia tra i due rende evidente, fin dall’inizio, come la Terra di Mezzo sia costruita come luogo dove perseguire l’immagine ideale di sé. Un luogo dove un hobbit, la cui natura si esprime al meglio nell’amore e ambizioni per le cose semplici, si scopre capace di intraprendere grandi avventure, sfidare draghi, orchi e creature selvagge. Una terra fantastica dove allo stesso modo un mago sapiente e audace impara il valore dei piccoli piaceri della vita e come si rivelano capaci di migliorare il mondo e le persone.
“Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto”
In fatti, è proprio la capacità di credere e dare valore alle cose semplici che rendrendeono Bilbo capace di affrontare ogni difficoltà, con la forza d’animo necessaria ad andare oltre l’apparenza per far emergere sempre la parte migliore e buona delle cose. Se ci lasciamo trasportare dall’universo Tolkeniano ci è facile credere che sia proprio per questo che il destino affiderà a Bilbo l’onere dell’anello del potere, capace di corrompere il cuore degli eroi più irreprensibili ma che troverà pane per i suoi denti nella natura schietta e semplice degli hobbit.
“Avanzò strisciando per un po’, finché improvvisamente la mano andò a sfiorare per caso qualcosa che al tatto sembrava un sottile anello di metallo freddo, giacente sul fondo del tunnel. Bilbo era a un punto cruciale della sua carriera, ma non lo sapeva. Si mise in tasca l’anello senza pensarci: in quel momento sembrava che non potesse servire a niente di particolare.”
Questa favola per bambini getta le basi per le grandi vicende che interesseranno il favoloso universo della Terra di Mezzo e l’anello del potere, dove la compagnia dell’anello combatterà contro il male perpetrato dalle due Torri di Mordor e Isengard in favore del Ritorno del Re che ne possa preservare la pace. Qui Tolkien semina le tematiche che li fioriranno: la lotta fra il bene e il male, l’amicizia, il cambiamento e il coraggio per affrontare l’ignoto. Il coraggio degli eroi certamente, ma soprattutto quello dell’eroe che è tale suo malgrado, quello della semplicità e consuetudine che si scopre capace di intraprendere la difficoltà e l’ignoto sfidando la paura del cambiamento interiore che inevitabilmente ne seguirà.