Le Nostre Anime di Notte dell’autore statunitense Alan Kent Harufè stato pubblicato postumo nel 2015 a seguito della Trilogia della Pianuracon cui non c’è un legame tematico ma una continuità stilistica e geografica nell’ambientazione delle storie nell’immaginaria cittadina di Holt, in Colorado. La stesura del libro avviene durante una malattia che sta spegnendo l’autore – deceduto nel 2014 – e leggendone la prosa, si percepisce, nonostante si tratti di un’opera di finzione, una voce che ci parla del valore delle emozioni e delle relazioni con animo sincero e autentico, capace di far riflettere sulla vita e lasua caducità.
Un percorso emozionale
A volte le cose semplici che potrebbero rendere felici si nascondono dietro ostacoli apparentemente insormontabili, in luoghi segreti del nostro pensiero. Lì le emozioni hanno costruito mura intricate che si intersecano come in un labirinto. Uno spazio sconosciuto che ci sfida invano a raggiungere il suo centro, percorrendo una strada tortuosa, piena di insidie e falsi fondi, difficili da individuare e aggirare.
La timidezza, gli errori commessi in passato, l’imbarazzo, la paura di essere respinti e umiliati, il timore di essere giudicati scavano trincee profonde dove le pareti del labirinto possono posare fondamenta abissali, capaci di paralizzare e dividere. Così ci si trova a dover affrontare barriere emozionali, accettarle e accoglierle nella propria anima come se fossero doti innate. Esse divengono tanto concrete e necessarie quanto le mura delle nostre case: cosi come queste ci proteggono e, allo stesso tempo, ci separano dagli altri.
Un percorso emozionale negli Stati Uniti
Argini emozionali individuali fra persone vengono eretti in ogni paese, ma ci si potrebbe azzardare a dire che la cultura statunitense dà ai loro contorni un carattere particolarmente marcato. Lì, la logica dell’apparenza e il culto dell’individualismo, rendono ancor più difficile per le persone chiedere aiuto e mostrarsi vulnerabili. Al contrario, l’espressione delle emozioni è quasi sempre riferita a una ricerca e una catarsi verso l’essere più forti, sicuri e indipendenti. In questo senso, il cuore del labirinto emozionale che nasconde le cose semplici che potrebbero renderci felici, lì più che altrove, è reso maggiormente impenetrabile e arduo da attaccare.
Un percorso emozionale a Holt, in Colorado
Eppure, a Holt in Colorado, proprio negli Stati Uniti avviene qualcosa di straordinario e inaspettato fra i due vedovi e vicini di casa Addie Moore e Louis Waters. Addie un giorno si reca a casa di Louis e, in un attimo e con poche parole, riesce a raggiungere il cuore del labirinto.
“Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.
Cosa? in che senso?
Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.”
Improvvisamente e in apertura Addie ci conduce là dove non si è soliti andare: al di là del ‘cosa penseranno di me’, ‘cosa diranno’ e del ‘se mi respingesse’. Addie ci accompagna invece verso il ‘vorrei avere un’altra occasione’, ‘vorrei dare spazio alla mia anima ancora una volta per respirare e ho bisogno del tuo aiuto’. Sì, al momento di pronunciare le parole Addie è nervosa, ma poi il dialogo avviene con una naturalezza eccezionale, trasportandoci in un rapporto intimo e sincero, che trascende esigenze pratiche o utilitaristiche alla ricerca del puro piacere di condivisione.
Condividere se stessi
Paragonato per il suo minimalismo alla prosa di Ernest Hemingway, Kent Haruf sosteneva di ispirarsi molto anche a William Faulkner che in opposizione si esprimeva per mezzo di una prosa densa di pathos, articolata e di grande spessore psicologico. Questa discrepanza rivela in effetti la tensione che Le Nostre Anime di Notte sottende: scandagliare i chiaroscuri dell’esperienza individuale senza perdere mai la fede nella semplicità della tenerezza data da un incontro autentico con l’altro, riflessa anche dal particolare rapporto che Kent Haruf instaura con i personaggi che crea.
Con uno stile semplice e dialoghi ricamati nella prosa attraverso la mancanza di segni introduttori del discorso diretto, lo stile narrativo avvicina la voce dell’autore a quella dei personaggi e quindi lo scrittore alle loro figure che sembrano dipinte con estrema coerenza rispetto a quello che sono chiamate a rappresentare: la volontà e l’esigenza di condividere sé stessi con qualcun altro.
A volte le cose semplici che potrebbero renderci felici si nascondono dietro ostacoli apparentemente insormontabili, in luoghi segreti del nostro pensiero dove le emozioni hanno costruito mura intricate che si intersecano come in un labirinto. A Holt, questo spazio sconosciuto trova la sua dimensione naturale e si svela al lettore in tutta la sua vastità e bellezza.
Voi lo avete letto? cosa ne pensate?
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Dal libro è stato tratto il film di Ritesh Batra con Robert Redford e Jane Fonda prodotto da Netflix nel 2017
Come ulteriore lettura segnalo la recensione di Unreliablehero che riesce sempre a fornire originali spunti di riflessione
Una bussala per libri che parla di libri
Dopo aver visto il tuo commento, sono subito corsa a leggere la recensione. Hai analizzato con la precisione che ti contraddistingue sia lo stile dell’autore sia il “mood” del romanzo, l’intreccio di sensazioni e sentimenti che attraversano queste pagine.
Grazie Benny! Anche la tua recensione mi ha appassionato! ora non vedo l’ora di iniziare la trilogia
Grazie per la menzione. Allora aspetto di vedere come andrà il tuo prossimo viaggio a Holt. Buone letture!
Ti dico appena torno. Buone letture anche a te!
MI è piaciuto davvero tanto. Mi ha toccato nel profondo. Una prosa scarna che non ha davvero dbsogno di alcun fronzolo.
Verissimo, Haruf è riuscito a creare un’atmosfera molto particolare, tenerezza e magia nella semplicità. Molto bello davvero!
“meraviglioso” è l’aggettivo più azzeccato x questo romanzo.
lo è veramente!